La Biblioteca di Anglistica, che afferisce al Polo bibliotecario 6, è nata agli inizi degli anni '90 dalla confluenza delle biblioteche degli ex Istituti di Inglese dell'ex Facoltà di Lingue e di Inglese e Americano della ex Facoltà di Lettere.
Purtroppo la sede deputata, nel medievale palazzo Merciai in Via della Faggiola, non permetteva l'unione fisica del materiale librario, che rimase separato fino al 1998, anno in cui avvenne il trasferimento nell'attuale sede di Via Santa Maria 67, nello storico palazzo Scala che ospitò dal 1962 al 1992 il Centro Scientifico IBM, fortemente voluto dal rettore Alessandro Faedo per la creazione del nodo informatico che all'epoca rese famosa l'Università di Pisa nel mondo. La convenzione tra IBM e Università di Pisa segnò infatti la nascita del CNUCE (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico), inaugurato dal Capo dello Stato Giuseppe Saragat nel 1965 e trasformato nel 1974 in un istituto del CNR che, nel 1986, fu il primo soggetto italiano, e il quarto europeo, a collegarsi in Internet.
La costruzione di Palazzo Scala risale al XVI secolo e, come quasi tutti i palazzi di Via Santa Maria, è il risultato dell'aggregazione di preesistenti case torri dei secoli XII e XIII. Nell'Ottocento il palazzo fu ristrutturato e trasformato in appartamenti, ma la struttura subì un tale deterioramento che l'ultima proprietaria chiese la demolizione del palazzo ormai disabitato e fatiscente. Tali richieste furono però respinte e nel 1967 il palazzo fu acquistato dall'Università che operò, con la guida della Soprintendenza, un accurato e difficile restauro.
Mentre la facciata dell'edificio non presenta particolare importanza dal punto di vista architettonico, sia per i materiali di costruzione poveri che per le proporzioni asimmetriche, gli interni sono più interessanti: al piano terra, la sala di lettura della biblioteca presenta un soffitto a volta con affreschi ottocenteschi di paesaggi e la scala ottocentesca in pietra serena con ringhiera coeva porta al piano nobile, i cui soffitti sono a cassettoni in legno finemente decorati. Pregevole anche il giardino confinante con l'Orto botanico, che il recente restauro a opera dell'Università ha riportato alle caratteristiche dei giardini romantici ottocenteschi.
Il patrimonio librario, di circa 22.000 volumi e 426 periodici, si focalizza principalmente sulla letteratura inglese a partire dal medioevo, la letteratura nord-americana, la storia delle relative lingue, il lessico, la fonologia.
È inoltre ben dotato nei settori della narrativa e della poesia dell'ottocento e novecento, del teatro contemporaneo ed elisabettiano. Da ricordare è anche una ricca raccolta delle pubblicazioni della Malone Society, organizzazione dedita allo studio testuale del dramma tardo-medievale e dell'inizio del moderno, che ha pubblicato volumi di primi testi stampati e manoscritti di opere drammatiche del XVI secolo, ma anche raccolte di materiale documentario relativo alla performance e alla ricezione del dramma. Le pubblicazioni più conosciute includono l'edizione di Walter Wilson Greg di Sir Thomas More, un'opera teatrale alla quale Shakespeare potrebbe aver contribuito, e l'edizione di Arthur Cyril Dunstan della prima opera originale in inglese scritta da una donna, The Tragedy of Mariam di Elizabeth Cary.
Ma il posto di maggior rilievo è riservato a William Shakespeare di cui, oltre alle riproduzioni facsimilari delle edizioni del "quarto" e "first folio" (che rappresentano le prime pubblicazioni delle 36 opere), la Biblioteca possiede una lunga serie di edizioni accademiche moderne (Arden Shakespeare, Cambridge, Oxford). La messa in scena delle opere shakespeariane dal XVI secolo a oggi è presente anche come materiale multimediale (microfilm provenienti dalla collezione della Folger Library di Washington e dalle principali biblioteche britanniche, VHS, DVD). Considerando anche gli studi critici sull'autore, si hanno circa 3.500 pubblicazioni riguardanti il grande drammaturgo e poeta inglese.
Altri settori degni di nota sono quelli della letteratura anglofona post-coloniale (paesi del Commonwealth), degli Indiani del Nord-America.
In questi ultimi anni la Biblioteca è accresciuta anche grazie al contributo di docenti e appassionati della materia. A tal proposito ricordiamo le donazioni dei professori Biagiotti, Casotti, Linguanti, Rizzardi, Kreps, e Kirby Scriboni, che sono andati a colmare i vuoti creatisi per mancanza di fondi in anni difficili.
Il Fondo Conradiano
Dopo la morte di Ugo Mursia, la vedova ha donato all'Università di Pisa i libri che l'editore, appassionato di Joseph Conrad, aveva pubblicato e collezionato. La raccolta comprende circa 2.000 documenti ed è costituita da rare edizioni originali dell'opera conradiana, talvolta con autografi di pugno dell'autore, traduzioni in italiano e altre lingue delle opere, saggi apparsi in vari periodici inglesi, decine di faldoni contenenti ritagli di giornale e rassegne stampa sulle opere di Conrad, sulla sua vita e sulle trasposizioni cinematografiche e teatrali delle sue opere. Il Fondo Conradiano, sinteticamente catalogato durante la ricognizione patrimoniale del 2014, comprende inoltre bozze di stampa e prime fasi della traduzione delle opere in italiano, riviste e corrette dallo stesso Mursia.