Il termine monstrum, nel senso latino di fenomeno straordinario che suscita meraviglia per la sua innaturalità, riguarda creature leggendarie che ebbero larga fortuna nel mondo antico e nel Medioevo. Con le loro particolari caratteristiche intrise di valenza simbolica, anticamente rispondevano alla necessità di spiegare i sentimenti che albergano nell'animo umano, ma diffondono tuttora il loro alone magico.
Può trattarsi di animali del tutto inventati che però hanno alcuni connotati reali, come l'ippogrifo, creatura alata metà cavallo e metà grifone, la cui prima descrizione letteraria si deve a Ludovico Ariosto nel suo Orlando furioso, messo a disposizione dalla Biblioteca di Storia delle Arti. Oppure possono avere tratti in parte animaleschi e in parte umani, come la sfinge (metà fiera e metà donna), la martigora (corpo di leone, coda di scorpione e testa d'uomo), o l'arpia (viso di donna e corpo d'uccello).
Altre figure ancora richiamavano mondi favolosi perché lontani, di cui narravano storici come Erodoto nell'età antica o Marco Polo in età medievale.
In questo campionario fantastico incontriamo dunque satiri e fauni, centauri, sirene, arpie, grifoni e chimere, sfingi, giganti, ciclopi, draghi, cani mostruosi come Cerbero, esseri con due o più teste come l'Idra, serpenti favolosi come il Basilisco e uccelli magici come l'Araba fenice e tanti altri ancora.
Le fattezze di queste creature fantastiche sono giunte fino a noi attraverso i secoli. Li incontriamo nei mosaici, nei dipinti e negli affreschi, nelle sculture, nelle miniature dei codici, nei capitelli e nelle decorazioni di edifici del mondo classico, medievale, pagano, cristiano. Ed è per noi possibile ammirarli attraverso le illustrazioni dei volumi seicenteschi dell'Historiae naturalis di Joannes Jonstonus posseduti dalla Biblioteca di Scienze naturali.