Bernardino Ramazzini, De morbis artificum diatriba, in: Opera omnia medica & physiologica, Ginevra, Cramer & Perachon, 1717, pp. 470-696.
Laureatosi in medicina a Parma nel 1659, Bernardino Ramazzini inizia l’esercizio della professione nel Ducato di Castro e nel 1671 si trasferisce a Modena, dove ben presto guadagna la stima e la fiducia dei cittadini e la protezione di Francesco II d’Este. Nel 1682 s’inaugura la nuova Università di Modena e Ramazzini è nominato professore di teoria medica, incarico che conserva fino al 1700, anno del suo trasferimento all’Università di Padova. Ramazzini dedica gran parte delle sue ricerche in campo medico all’analisi e al confronto tra condizioni di lavoro e disturbi conseguenti, in oltre cinquanta mestieri diversi.
Incisore del ritratto di Bernardino Ramazzini
- Johann Georg Seiller (1663-1740): pittore e incisore svizzero, autore di ritratti, vedute di paesaggi, lavori di cartografia (Dizionario storico della Svizzera, http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I19158.php, consultato il 3 dicembre 2018)
Il primo trattato dove sono descritte in maniera sistematica le malattie dei lavoratori.
Stampata per la prima volta a Modena nel 1700, l’opera ebbe presto una riedizione (Utrecht, 1703) e una traduzione in inglese e in tedesco (Londra e Lipsia, 1705). Nel 1713 fu pubblicata a Padova una nuova edizione ampliata, a cura dello stesso Bernardino Ramazzini (1633-1714), seguita da almeno venticinque riedizioni e traduzioni nelle principali lingue europee e in italiano, stampate tra il 1718 e il 1857.
Da Ippocrate in poi, osservazioni sparse e occasionali sugli effetti del lavoro sulla salute dell’uomo sono rintracciabili nei trattati generali di medicina. La grande novità dell’opera di Ramazzini sta nell’aver analizzato le malattie peculiari dei lavoratori (gli artefici, coloro che esercitano un’arte o mestiere), raggruppati in oltre cinquanta categorie, con una disamina scrupolosa, mai eseguita fino a quel momento da nessuno e di aver proposto misure per la cura e la prevenzione delle malattie dalle quali sono solitamente colpiti i lavoratori. Per conoscere in maniera approfondita le cause delle malattie da lavoro, Ramazzini si recò nelle botteghe modenesi, visitò i lavoratori, osservò e descrisse l’ambiente e le condizioni di lavoro e i comportamenti tecnici e pratici. Nella prefazione alla sua opera Ramazzini afferma chiaramente cosa lo ha indotto a scrivere il trattato: Questo è certamente un dovere da adempiere nei confronti dei lavoratori, dalla cui attività, quasi sempre estremamente faticosa e degradante ma tuttavia necessaria, derivano tanti vantaggi a tutti gli uomini. Ciò è un debito, lo ripeto, dell’attività la più illustre di tutte, come Ippocrate definì la medicina nei Precetti, che cura anche gratuitamente e soccorre il povero. La medicina deve quindi apportare il suo contributo, in favore e a sollievo dei lavoratori che producono ricchezza con il loro lavoro e provvedere con un impegno particolare che fino ad ora è stato assente [alla] cura della loro salute in modo che, per quanto è possibile, possano esercitare senza pericolo l’attività a cui si sono dedicati.
Richiamando l’attenzione sulle misure di prevenzione collettive, Ramazzini fu precursore dell’igiene sociale, non a caso la prima rivista italiana di medicina sociale, fondata nel 1907 dal medico fiorentino Gaetano Pieraccini (1864-1957), si richiama esplicitamente nel titolo (Il Ramazzini) al clinico modenese.
Frontespizio stampato in rosso e nero, iniziali, fregi e finalini xilografici e ornati.
Libro conservato presso: Polo 4 - Biblioteca di Medicina e chirurgia, Farmacia, Collocazione Fondo di Fisiologia Umana - Armadio classici
Bibliografia
- Carnevale F., La “fortuna” immediata e di lunga durata del De morbis artificum diatriba (1700-1713) di Bernardino Ramazzini, in "Medicina nei secoli arte e scienza", 23, 2, 2011, p. 385-410
- Carnevale F. (a cura di), Bernardino Ramazzini, Le malattie dei lavoratori, De morbis artificum diatriba: i testi delle edizioni del 1700 e del 1713, Firenze, Libreria Chiari, 2000