William Harvey, De motu cordis & sanguinis in animalibus anatomica exercitatio, Leida, 1639.
Dopo aver studiato a Canterbury e a Cambridge, William Harvey si trasferisce a Padova, sede di una delle più importanti università e scuole di medicina del tempo, dove ha come maestro l'anatomista e chirurgo Fabrici d'Acquapendente (1537-1619) e dove si laurea nel 1602. Rientrato in patria, è eletto membro del Collegio dei Medici di Londra e dal 1609 lavora come medico all'Ospedale di San Bartolomeo. Nel 1615 gli è affidato l'incarico di tenere lezioni di anatomia e nel 1628 pubblica a Francoforte sul Meno l'opera Exercitatio anatomica De motu cordis et sanguinis in animalibus, nella quale illustra la sua fondamentale scoperta della circolazione del sangue.
Una delle opere più famose della storia della medicina, nella quale William Harvey (1578-1657) espone la fondamentale scoperta della circolazione del sangue, già in parte intuita da Realdo Colombo (1516-1559), Michele Serveto (1511-1553) e Andrea Cesalpino (1529-1603).
Stampata per la prima volta nel 1628 a Francoforte sul Meno dal tipografo Wilhelm Fitzer e dedicata al re Carlo I d'Inghilterra, di cui nel 1632 diventa medico personale e amico devoto, l'opera ebbe una seconda edizione nel 1635, senza illustrazioni. Il nostro esemplare appartiene alla seconda edizione completa, contenente le risposte dell'autore alle critiche di Emilio Parisano (1567-1643) e James Primrose (circa 1580-1659).
Dopo aver studiato nel Collegio Gonville di Cambridge, Harvey si trasferì all'Università di Padova, dove soggiornò tra il 1600 e il 1602, anno in cui si laureò. Caratterizzata da un clima culturale tollerante e aperto, da una solida tradizione scientifica, dalla fama degli insegnanti (Vesalio e Galilei, solo per citare i più noti), l'Università di Padova, retta dalla Repubblica di Venezia, era un vero e proprio centro d'irradiazione della cultura in Europa tra il Cinquecento e il Seicento. A Padova Harvey ebbe come maestro diretto l'anatomista Fabrizio d'Acquapendente (1537-1619) che si stava occupando in quel periodo di valvole venose, da lui descritte con pregevoli illustrazioni nel De venarum ostiolis, stampato nel 1603, un anno dopo il ritorno di Harvey in Inghilterra. Fabrizio d'Acquapendente non riuscì però a cogliere l'esatta funzione delle valvole delle vene in relazione al cuore.
Rientrato in patria, Harvey fu eletto membro del Collegio dei Medici di Londra e dal 1609 lavorò come medico all'ospedale di San Bartolomeo. Nel 1615 gli fu affidato l'incarico di tenere delle lezioni di anatomia e a questi anni risalgono le sue osservazioni sperimentali sui movimenti del cuore e del sangue, basate su numerose vivisezioni di diversi animali. Tredici anni più tardi, Harvey si sentì pronto a rendere nota la sua scoperta che confuta la teoria galenica all'epoca dominante.
Il De motu cordis si compone di diciassette capitoli: dopo aver esposto le ragioni che hanno spinto l'autore a scrivere il trattato, nei capitoli 2-5 Harvey descrive i movimenti del cuore, delle arterie, delle orecchiette e il lavoro e la funzione del cuore; i capitoli 6 e 7 sono dedicati alla circolazione polmonare. Nel capitolo 8 è esposta in maniera esplicita la nuova teoria della circolazione del sangue, nei capitoli 9-13 ne è dimostrata l'esistenza, con argomentazioni basate su esperimenti quantitativi, il capitolo 14 è di sintesi, nei capitoli 15-17 sono esposti ulteriori argomenti che confermano il modello circolatorio.
Riportiamo le conclusioni di Harvey, citando il capitolo 14: "Dato che dimostrazioni ed osservazioni oculari hanno confermato tutti i punti seguenti, che il sangue attraversa polmoni e cuore per il pulsare dei ventricoli, viene spinto ed immesso in ogni parte dell'organismo, penetra nelle vene e nei tessuti, attraverso le stesse vene rifluisce da ogni punto periferico al centro, dalle vene più piccole nelle più grandi e di là giunge nella vena cava ed infine all'orecchietta del cuore, ed è con tale abbondanza, con tanto imponente flusso e riflusso di qua a là attraverso le arterie, di là a qua indietro attraverso le vene che si compie questo moto, che il sangue non può venir rifornito dagli alimenti ingeriti ed è in quantità di gran lunga superiore a quanto basti il nutrimento; necessario è concludere che il sangue negli esseri viventi si muove in circuito secondo un tragitto circolare e si trova in movimento continuo; e che questo è il lavoro o funzione del cuore che esso compie pulsando; che moto e pulsazione del cuore ne costituiscono del tutto l'unica cagione."
In sintesi: il cuore funziona come una pompa idraulica, il sangue è immesso nelle arterie, che percorre sino alla periferia; giunto alla periferia il sangue passa dalle arterie alle vene, che lo riportano al cuore. Le due reti, di arterie e vene, sono entrambe collegate al cuore e formano un circuito chiuso e circolare, governato dal pulsare del cuore.
La comunicazione tra le due reti alla periferia fu solo ipotizzata da Harvey e sarà dimostrata da Marcello Malpighi (1628-1694), con la scoperta al microscopio dei capillari, minuscoli condotti attraverso i quali il sangue passa dalle arterie alle vene.
La scoperta di Harvey provocò forti opposizioni da parte dei difensori della tradizione galenica, tuttavia la teoria della circolazione intorno al 1670 era ormai generalmente accettata dal mondo accademico.
Le quattro illustrazioni in rame che corredano l'opera dimostrano la direzione della circolazione venosa superficiale nell'avambraccio.
Libro conservato presso: Polo 4 - Biblioteca di Medicina e chirurgia, Farmacia, Collocazione Fondo di Anatomia - Scaffale C 148
Bibliografia
- Harvey W., De motu cordis, con note introduttive di Giovanni Federspil; traduzione di Franco Alessio, Padova, Piccin, 1997
- Porter R., Dizionario biografico della storia della medicina e delle scienze naturali, vol. II, Milano, Franco Maria Ricci, 1987