In ius universum civile commentaria

Bartolo da Sassoferrato, In ius universum civile commentaria, Basilea, Hieronymus Froben & Nicolaus Episcopius, 1562.

L’edizione svizzera dei Commentari al Corpus iuris civilis (Raccolta del diritto civile di epoca giustinianea) redatti dal giurista medievale Bartolo da Sassoferrato (1314-1357), a cura dell’umanista Jacobus Concenatius, è parte di una delle edizioni più importanti dell’Opera omnia del celebre giurista marchigiano e costituisce una rarità bibliografica. Redatta sulla base del confronto tra undici precedenti diverse pubblicazioni delle opere di Bartolo, fu stampata in cinque volumi, che includono, oltre ai Commentari al Corpus Iuris, anche 150 trattati di tipo monografico e le raccolte di Consilia.

Curatore

  • Jacobus Concenatius, giureconsulto originario della cittadina francese di Carpentrasso, allievo tra il 1541 e il 1543 di Matteo Gribaldi (inizio XVI sec.-1564), del quale curò una nuova edizione, stampata nel 1556, dell’opera De Methodo ac Ratione Studendi, autore di due scritti: Quaestionum iuris singularium libri quatuor (Lione, Guglielmo Roviglio, 1556) ed Epitomes Oeconomicae artis iuris civilis libri duo (Basilea, Episcopius, 1562). All’inizio del 1561 tenne alcune lezioni di diritto ecclesiastico all’Università di Heidelberg, in sostituzione di Wendelin Heilmann (morto nel 1561) e nello stesso anno giunse a Basilea, dove si trattenne per oltre un anno per portare a compimento l’edizione dell’opera omnia di Bartolo.

L’edizione svizzera dei Commentari al Corpus iuris civilis (Raccolta del diritto civile) di Bartolo da Sassoferrato (1314-1357), il più importante giurista del Medioevo europeo, a cura dell’umanista Jacobus Concenatius, costituisce una delle edizioni più importanti dell’Opera omnia del celebre giurista marchigiano e una rarità bibliografica. Redatta sulla base del confronto tra undici precedenti diverse edizioni delle opere di Bartolo, fu stampata in cinque volumi, ha una veste grafica molto curata, con capilettera raffinati e indici delle materie sufficientemente affidabili per orientarsi sui vari testi.

Iniziato agli studi da un padre francescano, Bartolo ancora giovanissimo cominciò a frequentare i corsi di diritto civile tenuti dal giurista Cino da Pistoia (1270-1336) all’università di Perugia. L’insegnamento di Cino lasciò in lui un’impronta indelebile. Bartolo si addottorò a Bologna nel 1334, subito dopo si dedicò all’esercizio dell’attività di magistrato a Todi, a Cagli e a Macerata, quindi nel 1339 giunse a Pisa, dapprima come assessore del podestà, poco dopo come docente all’Università. A Bartolo, appena ventiseienne, fu assegnata la cattedra di ius civile, retribuita con 150 fiorini d’oro e una schola, il castello dei Famigliati, in via Santa Maria, dove alloggiare e tenere le sue lezioni accademiche, com’era allora in uso. Nel 1343 si trasferì all’Università di Perugia, dove rimase fino alla morte. Grandi furono i riconoscimenti che Bartolo ricevette quando era ancora in vita: nel 1355 l’imperatore Carlo IV lo nominò suo consigliere e accordò, a lui e ai suoi eredi, la facoltà di fregiarsi di uno stemma (leone rosso a due code in campo d’oro), che diventerà il simbolo della famiglia Alfani.

Nel Medioevo gli insegnamenti fondamentali di diritto vertevano sulle quattro parti principali del Corpus Iuris Civilis (Digestum vetus, Digestum infortiatum, Digestum novus, Codex), raccolta di testi giuridici di diritto romano, voluta dall’imperatore Giustiniano (482-565), compilazione all’origine del diritto comune europeo. Tradizionalmente, quindi, l’attività scientifica del docente si limitava alla spiegazione, ad anni alterni, delle parti del Corpus Giustinianeo, a corredo interpretativo del quale si era stabilizzata, nel secolo e mezzo precedente, la Glossa perpetua di Accursio (circa 1184-1263). Sulla scia del pensiero di Cino, utilizzando la dialettica e affinando la tecnica del commento, Bartolo superò l’esegesi della glossa, ricercò lo spirito e il senso profondo, piuttosto che quello letterale, della norma antica, trasferendola sul terreno del confronto con i casi della vita quotidiana e della realtà contemporanea, e diede vita a una scuola di commentatori, tra i quali spicca il suo allievo Baldo degli Ubaldi (1327-1400).

L’opera di Bartolo include, oltre ai Commentari al Corpus Iuris, anche 150 trattati di tipo monografico e le raccolte di Consilia. La diffusione delle sue opere per l’insegnamento universitario in Europa, già circolate ampiamente in forma manoscritta, fu accresciuta dall’avvento della stampa a caratteri mobili. Nel corso della seconda metà del XV secolo furono stampate circa duecento edizioni di commenti a una o più parti del Corpus, con e senza contributi aggiunti di altri giuristi. Nel XVI secolo furono pubblicate oltre 500 edizioni delle opere di Bartolo, a Lione e a Venezia soprattutto. Tra le edizioni dei collected works si segnalano l’edizione stampata a Venezia da Battista Torti (9 volumi, 1516-29), le diffuse Giuntine veneziane stampate tra il 1567 e il 1615 e l’edizione di Basilea (11 volumi, 1588-89).

Libro conservato presso: Polo 2 – Biblioteca di Giurisprudenza, Collocazione Fondo storico - ARCHIVIO RARI 0340.1, ARCHIVIO RARI 0340.2, ARCHIVIO RARI 0340.3, ARCHIVIO RARI 0340.4, ARCHIVIO RARI 0340.5

Bibliografia

  • Landi A., A proposito del restauro di alcuni libri antichi, Bollettino Storico Pisano, 69, 2000, p. 229-232
  • Panzanelli Fratoni Maria A., Bartolo da Sassoferrato e la stampa, ovvero della sua prima fortuna editoriale, in Crescenzi V. e Rossi G. (a cura di), "Bartolo da Sassoferrato nella cultura europea tra Medioevo e Rinascimento", Sassoferrato, Istituto internazionale di studi piceni Bartolo da Sassoferrato, 2015, p. 253-284
icona libro digitaleCopia digitale vol.1, Copia digitale vol.2, Copia digitale vol.3, Copia digitale vol.4, Copia digitale vol.5, Bayerische Staatsbibliothek digital, originale della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco

Scheda del libro nel catalogo di Ateneo (OneSearch)