Giuseppe Martini, Theatrum Basilicae Pisanae, in quo praecipuae illius partes enarrationibus, iconibusque ostenduntur, seconda edizione, Roma, Antonio De Rossi, 1728.
Nell’opera si possono ammirare la storia e le descrizioni degli splendidi monumenti pisani di Piazza del Duomo: la Cattedrale con le opere in essa contenute, il Battistero, Il Campanile e il Camposanto. Le 32 tavole, come nella prima edizione del 1705, a cui se ne aggiunsero altre 6 nell’Appendix del 1723, sono il vero elemento innovativo di quest’opera, una delle imprese editoriali più importanti dell’epoca. Frutto del lavoro dei fratelli Melani, disegnatori pisani, e degli esperti calcografi della stamperia romana dei De Rossi, le tavole presentano, come in progressione, esterni, interni, sezioni prospettiche degli illustri monumenti e le opere d’arte più significative ivi contenute.
Illustratori
- Borghi, Camillo Ranieri (sec. XVIII) allievo dei fratelli Melani
- Melani, Giuseppe (1673-1747) e Francesco (1675-1742): allievi di Camillo Gabrielli, lavorarono sempre insieme. Francesco pare fosse specializzato nelle quadrature e prospettive, in cui Giuseppe inseriva le figure: la loro opera più importante e tipica in questo senso è la volta della chiesa pisana di San Matteo (1708-1717). A Pisa e nei dintorni i due fratelli collaborarono in molte altre opere, ma il loro capolavoro sono gli affreschi di palazzo Sansedoni a Siena. Il sodalizio fu bruscamente interrotto a Pisa nel 1742, quando Francesco cadde dalle impalcature della cappella dell’Arcivescovado, della cui volta aveva fatto le quadrature. Giuseppe fu inoltre maestro dei migliori pittori pisani della generazione successiva, come Tommaso Tommasi e Giovanni Battista Tempesti
- Pandolfini (sec. XVIII) allievo dei fratelli Melani
- Ricucchi, Michele (sec. XVIII) allievo dei fratelli Melani
- Rinaldi, Domenico (sec. XVIII) allievo dei fratelli Melani
- Santini, Bartolomeo (sec. XVIII) allievo dei fratelli Melani
Incisori
- Franceschini, Domenico Mariano (sec. XVIII) nato a Verona, fu attivo a Roma nella prima metà del XVIII sec.
- Frezza, Giovanni Girolamo (1659-ca. 1743) fu attivo come incisore di riproduzione al bulino e all’acquaforte a Roma e a Firenze. Allievo di Arnold van Westrhout, la sua produzione comprende, oltre a soggetti sacri e mitologici tratti da artisti come Raffaello, Correggio, Reni, la riproduzione di monumenti e statue antiche
- Sickleers, Pietro van (sec. XVIII) attivo verso la metà del XVIII sec., fu noto per una serie di incisioni di ritratti dei re di Francia da Faramondo a Luigi XIV
- Westerhout, Arnold van (1651-1725) fu allievo del pittore Alexander Goutier. Trasferitosi a Roma nel 1680, lavorò come incisore nello studio di Cornelis Bloemaert. Tra il 1688 e il 1692 soggiornò a Firenze al servizio del Granduca di Toscana. Nell'età matura, abbandonata la pittura, si dedicò esclusivamente all'incisione
La prima edizione dell’opera del gesuita Giuseppe Martini (m. 1732) canonico della Basilica, giureconsulto e illustre letterato, fu stampata a Roma nella tipografia di Antonio De Rossi nel 1705 (presente nel Fondo Bellini Pietri della Biblioteca di Storia delle arti). Il volume contiene la storia e la dettagliata descrizione dei celebri monumenti pisani di Piazza del Duomo, simbolo dell’antico splendore e della nobiltà della città: principalmente la Cattedrale con tutte le opere d’arte in essa contenute, poi il Battistero, il Campanile e il Camposanto; l’opera include anche il testo dei due Concili tenutisi in Cattedrale nel 1134 e 1409: impreziosiscono il volume 32 tavole calcografiche numerate. Più tardi, nel 1723, a integrazione dell’opera, Martini pubblicò l’Appendix ad Theatrum Basilicae Pisanae (presente nel Fondo Bellini Pietri della Biblioteca di Storia delle arti) contenente la trascrizione di documenti riguardanti le festività principali e sei tavole (numerate da 33 a 38), che raffigurano il Camposanto e alcuni oggetti liturgici di proprietà della Cattedrale. La seconda edizione dell’opera del 1728, qui descritta, presenta un’ulteriore integrazione e aggiornamento riguardo al testo e ai documenti, ma le tavole sono le stesse della prima edizione.
L’opera è una delle imprese editoriali più significative del periodo, frutto di una collaborazione tra gli ambienti colti fiorentini e romani: nel Theatrum Basilicae Pisanae, la descrizione in latino della complessa storia della Cattedrale, è accompagnata da 32 acqueforti, che ne presentano esterni, interni, spaccati, sezioni prospettiche e le più significative opere d’arte. La maggior parte delle tavole fu disegnata dai celebri fratelli Francesco e Giuseppe Melani, alcuni disegni, invece, furono opera di loro collaboratori: Pandolfini, Borghi, Santini, Ricucchi, Rinaldi. Le tavole furono incise nella prestigiosa stamperia romana dei De Rossi, da esperti calcografi come Giovanni Gerolamo Frezza, Domenico Mariano Franceschini, Arnout van Westerhout e Pietro van Sickleers. Fu proprio il carattere innovativo dell’apparato iconografico rispetto alla tradizione che fece dell’opera un riferimento imprescindibile: l’elemento di novità fu non solo il soggetto medievale, in un periodo in cui in genere si privilegiava l’antichità classica, ma anche la lettura a più livelli del prestigioso complesso architettonico. Alle tavole iniziali, in cui la Piazza dei Miracoli è rappresentata in vedute d’insieme, ampia e ariosa, seguono poi tavole sempre più analitiche dei singoli monumenti della Piazza, proiettati in pianta, in alzato, in sezioni (“scenographiae”, “ichnographiae”, “orthographiae”) e dei loro particolari: “la varietà dei soggetti raffigurati nelle tavole del Theatrum - esterni, pitture, sculture, arredi - offriva poi la possibilità di esprimere registri diversi, che vanno dall’interpretazione barocca dell’angelo bronzeo di Stoldo Lorenzi, alle atmosfere rarefatte e quasi surreali della scenografia del Camposanto, ai giochi di astrazione prospettica, fino ai dettagli lenticolari delle porte della facciata della cattedrale” (Tongiorgi e Tosi, pag. 293).
Di particolare interesse, tra le altre, le Tavole 5, 6, 7 e 17, con le sezioni in scala e gli spaccati della Cattedrale, le Tavole 20 e 21 dedicate al Battistero, la Tavola 29, alla Torre Campanaria. Si segnala inoltre la particolarità di due tavole quasi identiche raffiguranti la tribuna della Cattedrale allestita con un grande tabernacolo in occasione della Festa del Corpus Domini (Tavola 11) e, com’era abitualmente, senza il tabernacolo (Tavola 11 bis): è la stessa incisione, su disegno dei fratelli Melani e ad opera degli incisori Franceschini e Westerhout, presentata sulla seconda tavola con una “toppa” a coprire e modificare il disegno. Interessante è che il tabernacolo stesso è un‘”invenzione” degli abili fratelli Melani: come nota Da Morrona, nella sua Pisa illustrata nelle arti del disegno, era una “maestosa macchina degna di essere osservata per l’architettura eseguita con mirabile effetto, e con dolcezza di tinte da Francesco Melani, e per le figure dipinte da Giuseppe di lui fratello” (Tosi, p. 363). Benché nessuna delle macchine progettate dai Melani si sia conservata integra, “i pochi frammenti rimasti indicano la complessità di tali apparati, in cui elementi pittorici e strutture architettoniche si fondono a creare effetti compositivi spettacolari” (Tongiorgi e Tosi, pag. 294).
Ancora un accenno ad un’ultima tavola, la 27 in cui sono riprodotti gli affreschi di Andrea Bonaiuti con le Storie di San Ranieri in Camposanto: in essa si assiste ad una delle prime letture “moderne” dello stile dei “primitivi”, che avrà importanti sviluppi nei primi dell’Ottocento nell’ambiente pisano grazie all’opera di Carlo Lasinio.
Libro conservato presso: Polo 6 - Biblioteca di Storia delle arti, Collocazione Fondo Bellini Pietri - M.f 171 B
Bibliografia
- Cecconi F., Gorini S., [Scheda n.] IV.5, in "Nel solco di Pietro: la Cattedrale di Pisa e la Basilica Vaticana", catalogo della mostra, a cura di M. Collareta, Pisa, Opera della Primaziale Pisana, 2017, pag. 193-195
- Ciardi R.P., Settecento pisano: pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII, Pisa, Cassa di Risparmio di Pisa, 1990
- Pisa: iconografia a stampa dal XV al XVIII secolo, Pisa, ETS, 1991
- Tongiorgi Tomasi L., Tosi A., Le “arti del disegno” a Pisa nel Settecento, in "Settecento pisano: pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII", a cura di R.P. Ciardi, Pisa, Cassa di Risparmio di Pisa, 1990, pag. 285-328
- Tongiorgi Tomasi L., Tosi A., Tongiorgi F., La Toscana descritta: incisori e viaggiatori del ‘700, Pisa, Pacini, 1990
- Tosi L. (a cura di), La pittura a Pisa nelle Vite di Francesco Maria Niccolò Gaburri e nella storiografia artistica del XVIII secolo in "Settecento pisano: pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII", a cura di R.P. Ciardi, Pisa, Cassa di Risparmio di Pisa, 1990, pag. 285-328